Il Palazzo Altemps
sorge a poca distanza da Piazza
Navona e fu il conte Girolamo Riario, nipote di Sisto IV e marito di Caterina
Sforza, a commissionarne all’architetto Baldassarre Peruzzi la costruzione su
edifici precedenti di epoca medievale.
Il palazzo deve il suo nome al cardinale Marco Sittico Altemps che lo
acquistò nel 1568 e ne fece la sua dimora romana. Tra il 1577 e il 1595 apportò
notevoli trasformazioni all’edificio tra cui la realizzazione dell’altana posta
nell’angolo verso piazza S. Apollinare, sormontata da quattro guglie piramidali
e coperta da una cupola su cui c’è un ariete rampante, simbolo della famiglia
Altemps.
Nel 1887 il palazzo divenne proprietà della Santa Sede ed ospitò il Pontificio
Collegio Spagnolo.
Nel 1982 fu acquistato dallo Stato e, dopo un lungo restauro, è stato adibito a
sede del Museo Nazionale Romano, ospitando quello che rimane della collezione
Altemps ed altre importanti collezioni di opere antiche, quali la collezione
Boncompagni Ludovisi, la collezione Mattei, la collezione Del Drago e la
raccolta egizia che costituisce una delle più significative testimonianze sulla
diffusione dei culti egizi a Roma.
Il palazzo presenta una pianta ad L a tre piani con finestre
a cornice semplice al primo piano, architravate con balconi al secondo e con
architrave al terzo.
L’edificio conserva parte degli affreschi e delle
decorazioni originari che si possono ammirare soprattutto nella loggia e nella
chiesa dedicata a papa Sant’Aniceto.
Dal
portale si entra nel cortile decorato con gli stemmi Altemps e Orsini e al cui
centro c’è una bellissima fontana con un mosaico realizzato con sassolini e
conchiglie marine.
Il cardinale Altemps fu un grande collezionista di opere d’arte antica,
favorito nell’acquisto di esse dall’amicizia con papa Clemente VII, che egli
aveva appoggiato nella sua ascesa al soglio pontificio. In segno di
gratitudine, Clemente VII fece altresì dono agli Altemps di una preziosa
reliquia: il corpo del pontefice sant’Aniceto, che, caso unico di sepoltura
privata di un papa, fu traslato nella cappella del palazzo.
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