29 giugno 2012

Casa protostorica di Fidene

La casa protostorica di Fidene è la ricostruzione, in scala reale, di una casa della fine del IX secolo a. C. rinvenuta quasi integra nella borgata Fidene, a Roma, nella zona di Castel Giubileo.
La ricostruzione, realizzata con l’ausilio di tecniche costruttive antiche, è situata in un’area recintata di via Quarrata, a non molta distanza dal sito della struttura originale, risalente all’età del ferro.


L'ambiente era allora molto diverso da quello attuale, c'erano infatti estese zone boscose costituite da querce ed olmi. L'abitato sorgeva su un'altura, sulla riva destra del fiume Tevere, in una posizione strategica che permetteva il controllo sul territorio ed i collegamenti con i vicini centri etruschi.
La sua quota era di circa 2 metri al di sotto del livello stradale odierno.

La capanna è realizzata con la tecnica del pisè di terra, consistente nell'impastare in casseforme di tavole di legno l'argilla con fibre vegetali, paglia sminuzzata, frammenti di terracotta e letame al fine di favorirne l'elasticità ed impedire le crepe: si ottenevano, così, dei grossi blocchi di argilla essiccata al cui interno erano stati conficcati dei pali che permettevano di sovrapporre i blocchi e di rinforzare la struttura della parete che si andava formando intorno ai sette robusti pali fissati nel terreno, quattro agli angoli e tre intermedi.


Per la copertura del tetto, di forma conica, si preparata un’intelaiatura di legno ricoperta da un grosso strato di canne di palude disposte a spiovente rispetto alle pareti per impedire che l’acqua piovana sciogliesse l’argilla. Nel tetto si lasciavano due grandi aperture di forma triangolare che avevano una doppia funzione: permettere l'illuminazione dell'ambiente e consentire la fuoriuscita del fumo del focolare.



Una robusta porta di tavole di castagno, collegate tra loro da incastri e cavicchi di legno, dà l'accesso all'ambiente interno. Lateralmente sono state sistemate le riproduzioni di quattro doli di argilla, di cui due molto grandi, uno medio ed uno piccolo, che doveva contenere dell'argilla, probabilmente utilizzata per le riparazioni delle pareti.
Al centro è stato ricostruito il focolare composto da quattro sostegni tronco-piramidali di terracotta su cui poggiano gli alari metallici utilizzati per cuocere le carni.

24 giugno 2012

Piazza Quattro Fontane

L’incrocio tra le antiche Via Pia (oggi via del Quirinale - via XX Settembre) e Via Felice (il percorso che da Trinità dei Monti porta alla Basilica di Santa Maria Maggiore, oggi via Sistina - via Quattro Fontane - via A.Depretis) è caratterizzato dalla presenza, ai quattro angoli, di Quattro Fontane, che danno il nome all’incrocio, all’omonima strada ed alla Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane.
Caratteristica unica a Roma, dall’incrocio si possono vedere, in lontananza, gli obelischi di Santa Maria Maggiore (ad est), di Trinità dei Monti (ad ovest) e del Quirinale (a sud), nonché la michelangiolesca facciata interna di Porta Pia (a nord).
Terminato nel 1587 il restauro ed il ripristino dell’antico Acquedotto alessandrino, furono iniziati i lavori per una ramificazione sotterranea secondaria del condotto, in modo da assicurare l’approvvigionamento idrico delle zone dei colli Viminale e Quirinale, allora scarsamente serviti, e fu di conseguenza progettata anche l’edificazione di un certo numero di fontane. Dopo la Fontana del Mosè e contemporaneamente a quella posta davanti al palazzo del Quirinale, papa Sisto V volle che l’incrocio tra quelle due importanti arterie avesse un degno ornamento. 
Sisto V aveva però speso talmente tanto per la realizzazione dell’acquedotto e per la Fontana del Mosè che per questa nuova opera ricorse ad un espediente che in futuro riscosse un certo favore: affidarsi alla munificenza dei privati, in modo che le fontane fossero “semipubbliche”. Due furono i sostenitori dell’opera: Muzio Mattei che, possedendo un immobile anche in corrispondenza dell’incrocio, offrì il suo finanziamento per la costruzione di tre delle quattro fontane e Giacomo Gridenzoni che finanziò la quarta.
Le quattro opere in travertino furono realizzate tra il 1588 ed il 1593, sfruttando delle nicchie rettangolari di diversa dimensione, appositamente ricavate negli angoli dei palazzi. I soggetti, tutti diversi, sono però raggruppati a coppie analoghe che si fronteggiano: due figure maschili barbute, allegorie del Tevere e dell’Arno, e due femminili, che rappresentano Diana e Giunone. La prime due simboleggiano Roma e Firenze, mentre quelle di Diana e Giunone sono simbolo rispettivamente di Fedeltà e Fortezza.

Il Tevere (rione Monti)




L'Arno (rione Castro Pretorio)

Giunone (rione Trevi)
Diana (rione Trevi)















 


Tutte le figure sono sdraiate su un fianco, con l’acqua che si riversa in piccole vasche semicircolari. Tevere e Giunone hanno un ricco sfondo decorato (nel primo gruppo è ovviamente presente la lupa), mentre quello dell’Arno è molto più piccolo, con un semplice rilievo di vegetazione da cui spunta un leone, e Diana non ne possiede affatto, ma è fornita di alcuni elementi caratteristici delle insegne di papa Sisto V (la stella e la testa di leone scolpiti sulla vasca ed il trimonzio su cui la figura poggia il gomito).
Il disegno delle fontane del Tevere, dell’Arno e di Giunone è forse di Domenico Fontana (ma esistono diversi dubbi sull’attribuzione), che aveva progettato la via; la quarta, quella di Diana che volge le spalle a nord, è attribuita a Pietro da Cortona.
L’incrocio sul quale insistono le fontane è oggi il punto di raccordo di tre rioni diversi: Monti, Trevi e Castro Pretorio.
Nell'estate 2009 la fontana rappresentante il Tevere è stata danneggiata; il ritrovamento del frammento mancante ha tuttavia permesso l’avvio dei lavori di restauro. 

13 giugno 2012

La metro B1

Dalle 5.30 di oggi è in servizio la nuova linea B1 della metropolitana, la diramazione della linea B che collega piazza Bologna a Conca d’Oro: quattro chilometri per le tre nuove stazioni di Sant’Agnese/Annibaliano, Libia e Conca d’Oro.
Ad inaugurare l'opera il sindaco Gianni Alemanno presente all'apertura del servizio insieme all'assessore alla Mobilità, Antonello Aurigemma. "Oggi è una giornata importante, ha dichiarato il Sindaco, dall'ultima inaugurazione di una metro a Roma sono passati 12 anni. È stato fatto un enorme lavoro e dal punto di vista tecnologico questa linea è veramente all'avanguardia''. Gli incassi del primo giorno della metro B1 saranno devoluti alle popolazioni dell'Emilia colpite dal sisma. Da lunedì 18 scatterà anche il nuovo piano del trasporto pubblico di superficie della zona "in modo che tutte le linee bus siano collegate con le nuove stazioni della metro". 
Con l'apertura della nuova linea B1 i treni della metro B seguiranno due percorsi: da Laurentina a Conca d’Oro e viceversa; da Laurentina a Rebibbia e viceversa. La tratta comune è quella tra Laurentina e Bologna, qui, una parte dei treni prosegue come di consueto per la stazione Tiburtina e Rebibbia ed una parte imbocca la nuova linea.
La destinazione del treno sarà comunicata in banchina dal sistema di fonia e dai display mentre a bordo treno sarà annunciata la fermata successiva e la destinazione del treno.

La tratta B1 metterà in collegamento i quartieri a nord-est di Roma – Nomentano, Trieste, Montesacro, il quartiere Africano – con l’Eur, la Magliana, il Centro, Pietralata e la Tiburtina. I lavori sono durati 7 anni, con l’impiego di circa 1.100 tra ingegneri, tecnici e operai. I tecnici attribuiscono alla nuova linea una capacità di trasporto di 24mila persone nell’ora di punta per senso di marcia.

Mentre apre la tratta Bologna/Conca d’Oro, intanto, il cantiere prosegue per raggiungere piazzale Jonio e completare i cinque chilometri di tracciato.

L’apertura della nuova infrastruttura lascia un segno nel paesaggio dei quartieri che attraversa, con l’intervento architettonico delle stazioni Sant’Agnese /Annibaliano, Libia e Conca d’Oro: la stazione Libia si sviluppa in profondità come un palazzo di 6 piani.

7 giugno 2012

Porta Portese

Porta Portese è il mercato domenicale più grande e più famoso della capitale e si estende da via Portuense a via Ippolito Nievo, arrivando fino a viale Trastevere ed ovviamente alla piazza che da cui prende il nome, piazza di Porta Portese. Uno di quei luoghi che, a causa della massiccia affluenza, può vantare solerti parcheggiatori abusivi.

Come ogni mercato che si rispetti apre molto presto, intorno alle 6:00, poi si smonta tutto intorno alle 14:00. Porta Portese è talmente grande e vario che vi si può trovare di tutto: vestiti usati e nuovi, panini con salsiccia e porchetta, marche tarocche, vecchie biciclette, caschi da moto, valigie, borse, accessori per la casa, piante, dischi, antiquariato, mobili, dischi, cd, ombrelli, taglia puntarelle, portachiavi, giocattoli, cosmetici e ogni cosa vi venga in mente.
Dai venditori russi con binocoli, pile e merletti, agli infaticabili nigeriani tutti in fila in mezzo alla via del mercato poichè non hanno un banco di proprietà. Ma ci sono anche i peruviani con le loro maglie multicolore, gli indiani e i turchi con il loro argenti, i polacchi con le scarpe, i venditori del Bangladesh con gli incensi e le piume di pavone.

2 giugno 2012

Parata del 2 giugno 2012

Un minuto di silenzio per onorare le vittime del sisma in Emilia: così è iniziata la sfilata ai Fori Imperiali per la tradizionale Parata del 2 giugno per la festa della Repubblica. Quest'anno, però, la manifestazione si è tenuta in tono minore per le vittime del terremoto in Emilia e così a via dei Fori Imperiali sono transitati meno uomini e pochi mezzi. I tagli erano stati già sottolineati in ottica spending review, poi il terremoto che ha colpito l'Emilia ha portato ad un ulteriore ridimensionamento.
Nemmeno il finale è stato come quello solito, visto che per gli stessi motivi non ci sono stati nemmeno elicotteri ed aerei a sorvolare il cielo, comprese le frecce tricolori che normalmente chiudono la parata volando a bassa quota e disegnando la bandiera nazionale.


Ai piedi della tribuna presidenziale erano posizionati i gonfaloni delle regioni e delle province colpite dal sisma.

I reggimenti hanno marciato lungo via dei Fori Imperiali intonando i propri inni ma, al momento del passaggio sotto la tribuna presidenziale, bande e fanfare interrompono l'esecuzione delle musiche e marciano con il solo rullare dei tamburi per rispetto delle popolazioni colpite dal terremoto. L'unico reggimento, a cui è stato consentito di continuare a cantare, è stato il reggimento della Brigata Sassari il cui inno "Dimonios" richiama all'unità nazionale proprio nei moneti di difficoltà.
Di seguito l'inno "Dimonios" e la sua traduzione.

                                     Dimonios                       Diavoli