30 settembre 2011

Basilica di Massenzio

La Basilica di Massenzio o, più propriamente, di Costantino, è l'ultima e la più grande basilica civile del centro monumentale di Roma, posta all'estremità nord-est su quella che anticamente era il colle della Velia e che raccordava il Palatino con l'Esquilino. Non fa parte del Foro Romano propriamente detto (pur rientrando oggi nell'area archeologica che lo comprende, estesa fino alle pendici della Velia), ma era nelle immediate adiacenze di esso.


La basilica fu inizialmente fatta costruire da Massenzio agli inizi del IV secolo e fu terminata e modificata da Costantino I in prossimità del tempio della Pace, già probabilmente in abbandono, e del tempio di Venere e Roma, la cui ricostruzione fece parte degli interventi massenziani. La sua funzione era prevalentemente di ospitare l'attività giudiziaria di pertinenza del prefetto urbano.

Gli scavi hanno dimostrato come in questo punto sorgesse anticamente un grande complesso utilitario dell'epoca domizianea, simmetricamente contrapposto ad uno analogo che sorgeva sull'altro lato della Sacra via summa. Una parte di questo edificio più antico era occupata dagli Horrea piperiana, i magazzini del pepe e delle spezie.

File:Dehio 6 Basilica of Maxentius Floor plan.jpg
Lo schema costruttivo del gigantesco edificio (100 x 65 metri), di cui resta oggi soltanto il lato nord, presentava una navata centrale più larga e più alta (di base 80 x 25 metri). Sulla navata centrale si aprivano, invece che le tradizionali navate minori, separate da quella centrale tramite file di colonne, tre nicchioni per lato, coperti da volta a botte con lacunari ottagonali ancora ben visibili nella parte superstite. Gli ambienti erano collegati tra loro da piccole aperture ad arco.

La navata centrale era coperta da tre enormi volte a crociera in opus caementicium, alte circa 35 m che poggiavano sui setti murari trasversali che separavano gli ambienti laterali e sulle colonne alte 14,5 m ciascuna addossate alla loro terminazione. Le colonne sono tutte scomparse: l'unica che ancora si conservava nel XVII secolo venne fatta collocare da Paolo V in piazza di Santa Maria Maggiore nel 1613, dove tutt'ora si trova.

Sul lato corto occidentale, alla testata della navata centrale si apriva un'abside preceduta da due colonne. Nell'abside venne collocata una statua colossale, acrolito costruito parte in marmo e parte in legname e bronzo dorato, alto 12 m. La statua raffigurava in origine lo stesso Massenzio e in seguito venne rilavorata con i tratti di Costantino. Alcune parti marmoree superstiti furono scoperte nel 1487 e sono ora nel cortile del palazzo dei Conservatori sul Campidoglio (Musei Capitolini). La sola testa misura 2,60 m e il piede 2 m (vedi post L'imperatore cristiano).
Ricostruzione della Basilica di Massenzio

All'abside occidentale si contrapponeva l'originario ingresso dell'edificio, sul lato corto orientale, preceduto da una scalinata. L'ingresso dava accesso ad un corridoio trasversale aperto sulla navata centrale mediante cinque aperture ad arco.
L'impianto originario subì in seguito alcune modifiche, tra cui l'apertura di un secondo ingresso sul lato meridionale, lungo la via Sacra, scoperto in scavi ottocenteschi. Questo secondo ingresso era costituito da un portico tetrastilo con fusti in porfido, al quale si accedeva con una scalinata, costruita per superare il dislivello tra la via e la Velia.
Il nicchione centrale del lato nord, opposto al nuovo ingresso fu arricchito nello stesso momento di una seconda abside sul fondo, forse destinata anche ad ovviare a problemi strutturali, coperta da una semicupola e con le pareti arricchite da nicchie destinate ad ospitare statue su due ordini. Le nicchie erano inquadrate da edicole costituite da piccole colonne poggianti su mensole sporgenti dalla parete. Sul fondo dell'abside era realizzato un podio in muratura destinato ad ospitare il tribunal dei giudici.

L'edificio era dotato anche di numerosi collegamenti verticali: all'interno della muratura all'angolo nord-occidentale era inserita una scala a chiocciola, di cui oggi restano cinque gradini; un'altra doveva trovarsi nell'opposto angolo sud-orientale.


Le gare di lotta delle Olimpiadi di Roma del 1960 si tennero presso la Basilica di Massenzio.

28 settembre 2011

La Lupa capitolina

La Lupa capitolina è una scultura di bronzo, custodita ai Musei Capitolini, a dimensioni approssimativamente naturali.
Secondo il mito, la vestale Rea Silvia fu violentata dal dio Marte e partorì due gemelli. Il nonno dei gemelli, Numitore, fu scacciato dal trono di Alba Longa dal fratello Amulio. Per evitare che i nipoti, diventati adulti, potessero rivendicare il trono usurpato, Amulio ordinò che fossero gettati nel Tevere in una cesta. Questa cesta si incagliò sul fiume alle pendici di un colle, dove i gemelli furono trovati da una lupa che si prese cura di loro finché non furono trovati dal pastore Faustolo.
L'antro della lupa era il leggendario lupercale presso il colle Palatino.



A parte qualche piccolo danno e lacuna prontamente restaurati, la statua della Lupa è integra. Il modellato è in linea di massima scarno e rigido, ma impreziosito da un decorativismo minuto, chiaro ed essenziale, soprattutto nel disegno del pelo, che è reso sul collo con un motivo calligrafico di ciocche "a fiamma", che prosegue nelle linee oltre la spalla e sulla sommità del dorso, fino alla coda.
L'animale è posto di profilo, con la testa girata verso lo spettatore di novanta gradi. Le fauci sono semiaperte a mostrare i denti aguzzi. Il corpo dell'animale è magro, mettendo in mostra tutto il costato. Le mammelle sul ventre sono ben evidenti. Anche le zampe presentano un aspetto asciutto e ruvido, e sono modellate in posizione di guardia.

Le prime notizie sicure su questa statua risalgono al X secolo, quando si trovava incatenata sulla facciata o all'interno del palazzo del Laterano ed era conservata con altri monumenti, come l'iscrizione bronzea della lex de imperio Vespasiani, che venivano esposti come cimeli per attestare la continuità tra Impero romano e papato, tra antichità e medioevo.

La statua fu poi ospitata fino al 1471 nella chiesa di San Teodoro, che si trova tra il Palatino ed il Campidoglio. In quell'anno fu donata da Sisto IV della Rovere al "popolo romano" e da allora si trova nei Musei Capitolini, nella Sala della Lupa.

27 settembre 2011

Fontane di Roma: Fontana delle Naiadi

Piazza della Repubblica, fino agli anni cinquanta piazza Esedra (come è ancora conosciuta localmente), è una piazza di Roma situata a pochi metri dalla Stazione Termini, di fronte alle Terme di Diocleziano. Dalla piazza parte una delle vie fondamentali della città, via Nazionale. L'antico nome della piazza trae origine dalla grande esedra delle terme romane, il cui perimetro è ricalcato dal colonnato semicircolare della piazza.



La Fontana delle Naiadi al centro della piazza è opera del palermitano Mario Rutelli, che ha scolpito il gruppo artistico nel 1901. Le naiadi rappresentate sono la Ninfa dei Laghi, riconoscibile dal cigno che tiene a sè, la Ninfa dei Fiumi, sdraiata su un mostro dei fiumi, la Ninfa degli Oceani, in sella su un cavallo simbolo del mare, e la Ninfa delle Acque Sotterranee, poggiata sopra un drago misterioso. Al centro si trova il gruppo del Glauco (1912), simboleggiante il dominio dell'uomo sulla forza naturale.

L'acqua proviene dalla fonte dell'acqua Marcia, fra le più famose di Roma; precedentemente infatti Pio IX aveva inaugurato qui nel 1870 la fontana dell'Acqua Pia.

22 settembre 2011

Ara Pacis

L'Ara Pacis Augustae è un altare (altare della pace augustea) dedicato da Augusto nel 9 a.C. alla Pace nell'età augustea, intesa come dea romana, e posto in una zona del Campo Marzio consacrata alla celebrazione delle vittorie, luogo emblematico perché posto ad un miglio (1.472 m) dal pomerium, limite della città dove il console di ritorno da una spedizione militare perdeva i poteri ad essa relativi (imperium militiae) e rientrava in possesso dei propri poteri civili (imperium domi). Questo monumento rappresenta una delle più significative testimonianze dell'arte augustea ed intende simboleggiare la pace e la prosperità raggiunte come risultato della Pax Romana.

L'Ara Pacis è costituita da un recinto quasi quadrato (m 11,65 x 10,62 x h 3.68), elevato su basso podio, nei lati corti del quale si aprivano due porte, larghe 3,60 metri, a cui si accedeva da una rampa di nove gradini; all'interno, sopra una gradinata, si ergeva l'altare vero e proprio. La superficie del recinto presenta una raffinata decorazione a rilievo, esterno ed interno. Nelle scene la profondità dello spazio è ottenuta mediante differenti spessori delle figure.

Quattro pilastri angolari corinzi, più altri quattro ai fianchi delle porte, sono decorati sull'esterno da motivi a candelabri e lisci all'interno. Essi sostengono l'architrave (interamente ricostruita, senza parti antiche) che, secondo le raffigurazioni monetarie, doveva essere coronata da acroteri (decorazione del forntone).


L'Ara Pacis è un monumento chiave nell'arte pubblica augustea, con motivi di origine diversa: l'arte greca classica (nei fregi delle processioni), l'arte ellenistica (nel fregio e nei pannelli), l'arte più strettamente "romana" (nel fregio dell'altare). L'aspetto era quindi eclettico e la realizzazione fu certamente opera di botteghe greche.

L'aspetto politico-propagandistico è notevole, come in molte opere dell'epoca, con i legami evidenti tra Augusto e la Pax, espressa come un rifiorire della terra sotto il dominio universale romano. Inoltre è esplicito il collegamento tra Enea, mitico progenitore della Gens Iulia, ed Augusto stesso, secondo quella propaganda di continuità storica che voleva inquadrare la presa di potere dell'imperatore come un provvidenziale ricollegamento tra la storia di Roma e la storia del mondo allora conosciuto. Non a caso Gaio e Lucio Cesari sono abbigliati come giovanetti troiani, così come è illuminante l'accostamento tra il trionfo di Roma e la Saturnia Tellus, l'età dell'oro.

L'esterno è decorato da un fregio figurato in alto e da elaborati girali d'acanto in basso; i due ordini sono separati da una fascia a meandro; queste fasce decorate si interrompono quando incontrano i pilastri per poi proseguire sugli altri lati.


Nella parte bassa si ha un'ornamentazione naturalistica di girali d'acanto e, tra essi, piccoli animali (per esempio lucertole e serpenti). I girali si dipartono in maniera simmetrica da un unico cespo che si trova al centro di ogni pannello. Si può notare un'eleganza ed una finezza d'esecuzione che riconducono all'arte alessandrina. La natura è infatti vista come un bene perduto, secondo uno dei temi della poesia di quel tempo: basti pensare a Virgilio ed Orazio.

La fascia figurata si divide in quattro pannelli sui lati delle aperture (due per lato) ed un fregio continuo con processione sui lati lunghi, che va letto unitariamente come un'unica scena.

19 settembre 2011

Fontane di Roma: Fontana piazza Colonna

A piazza Colonna, vicino alla superba e alta colonna di Marco Aurelio, troviamo questa semplice e bella fontana del Della Porta. Gli unici "abbellimenti" sono i gruppi contrapposti dei due delfini con le code intrecciate e posti in una conchiglia aperta, le 16 teste di leone (che furono pagate uno scudo l'una allo scultore Rocco Rossi di Fiesole) ed un catino al centro dal quale zampilla l'acqua. I gruppi di delfini con le conchiglie ed il catino furono aggiunti solo nel 1830 da Alessandro Stocchi.


La fontana ha otto lati curvi, concavi e convessi in ordine alterno. Lungo la superficie esterna si trovano sedici bande verticali di marmo bianco, che danno l'idea delle zampe della vasca, ciascuna delle quali termina con una piccola testa leonina.

Aspetto originale della fontana, alle sue spalle c'è via del Corso


In origine la fontana poggiava su una breve rampa di cinque gradini, che faceva da base, ma con il progressivo sollevamento del piano stradale ora poggia direttamente sul terreno.


17 settembre 2011

La Casa delle Vestali

La Casa delle Vestali era la sede del collegio sacerdotale delle Vestali della Roma antica, presso il Foro Romano. Era collocato alle spalle della Regia e componeva un unicum con il Tempio di Vesta, in un complesso chiamato Atrium Vestae.

Il nome antico di Atrium Vestae si riferiva in origine ad un'area aperta situata presso il tempio di Vesta, sede del culto della dea, circondata da costruzioni. La residenza delle Vestali ne fece parte solo a partire dal II secolo a.C., occupando l'area compresa tra la Regia, la Domus Publica (la residenza del pontefice massimo) e le pendici del Palatino. Nel 12 a.C. Augusto, nella sua qualità di pontefice massimo, donò alle Vestali la Domus Publica, residenza del pontefice dove aveva abitato anche Giulio Cesare. Probabilmente dopo l'incendio del 64 d.C., il complesso venne ricostruito a un livello più alto con una nuova pianta e un nuovo orientamento, in accordo con le altre costruzioni che circondavano la piazza del Foro.

L'aspetto attuale del complesso è quello legato all'ultimo restauro della moglie di Settimio Severo, Giulia Domna, dopo l'incendio del 191.
Le stanze, in origine su almeno due piani (come visibile ancora oggi sul lato sud), si articolano intorno ad un cortile porticato, con fontane (poi sostituite da un'aiuola ottagonale). Dal tempio si accedeva verso est alla casa, passando accanto a un'edicola, sostenuta originariamente da due colonne ioniche delle quali oggi resta una sola
Dall'ingresso si penetra nel cortile centrale della Casa, composto come una sorta di peristilio.
Al centro si trovano tre bacini, due piccoli quadrati e uno grande rettangolare al centro, che vennero coperti in epoca costantiniana da una struttura ottagonale in laterizio, interpretabile come una decorazione del giardino, oggi rimossa.
Casa delle Vestali (cortile)
Il lato sud è quello meglio conservato, con numerose stanze che si aprono su un lungo corridoio: un forno, un mulino con la mola ben conservata, una cucina. Da qui parte anche la scala per il piano superiore, dove si trovavano le stanze delle sacerdotesse, dotate di bagni riscaldati.
Altre due scale per il primo piano si trovano in fondo all'estremitò dell'ala sud, vicino a un'aula absidata, forse un santuario. Secondo Cicerone quest'area era legata a un'antica leggenda, secondo la quale nel 390 a.C. una misteriosa voce avrebbe avvertito qui i Romani dell'imminente assalto dei Galli, rimanendo però inascoltata.

Il lato ovest è occupato da un grande ambiente rettangolare, fronteggiante il "tablino", di solito identificato come un triclinio.

Le stanze sul lato nord sono quelle in peggior stato di conservazione. Gli elementi a disposizione non sono sufficienti per attribuirvi una funzione, neppure ipotetica.

Statua di Flavia Publicia



 

Sotto il portico erano allineate le statue delle Vestali massime (le virgo vestalis maxima).
Sul lato orientale è presente una grande ambiente coperto a volta sul quale si affacciano due file di tre stanze più piccole, impropriamente detto tablinum (stanza di ricevimento nella domus romana).



16 settembre 2011

Il Tempio di Vesta

Il Tempio di Vesta è un piccolo tempio a tholos situato all'estremità orientale del Foro Romano a Roma, lungo la via Sacra accanto alla Regia ed alla Casa delle Vestali: insieme a quest'ultimo edificio costituiva un unico complesso religioso, con il nome di atrium Vestae. Probabilmente è tra i più antichi templi di Roma, risalente forse all'epoca in cui la città era ancora limitata al Palatino e costituita da un'aggregazione di villaggi e quindi prima della realizzazione del Foro.
La conservazione del fuoco (risorsa e bene di straordinaria importanza) era un problema che comportava delle notevoli difficoltà; sia Virgilio che Ovidio riferiscono che all'epoca si otteneva col primitivo e laboriosissimo sistema dello sfregamento delle selci. Da qui la necessità di realizzare una struttura “pubblica” che fosse finalizzata alla conservazione, con personale addetto, di una risorsa sempre disponibile per i bisogni dell'intera comunità. Per la mentalità antica era quasi una logica conseguenza che la struttura divenisse tempio ed il personale assumesse il ruolo di sacerdote (nello specifico, sacerdotesse). Il tempio diventava così simbolo di aggregazione della comunità e dispensario di un bene primario.
Tempio di Vesta, oggi
Quando, da Servio Tullio in poi, il processo di aggregazione urbana coinvolse anche le genti stanziate sui colli vicini, il simbolo stesso dell'aggregazione assunse una forte connotazione politica. Non essendo pertanto più possibile mantenerlo limitato al nucleo Palatino, venne trasferito nell'area che sarebbe poi diventata il Foro e che stava assumendo la caratteristica di luogo d'incontro e di scambio commerciale tra le genti circonvicine, sul tipo dell'agorà greca.
Il significato del tempio era anche quello di rappresentare il focolare domestico più importante, connesso alla vicina casa del re, che rappresentava tutti i focolari dello Stato.
 
I resti attualmente visibili appartengono ad una parziale ricostruzione moderna dell'ultima fase dell'edificio, che comprende alcuni elementi originali in marmo completati in travertino. In questa fase il tempio monoptero (cioè con il tetto sostenuto da un solo ordine di colonne) era costituito da un podio circolare in opera cementizia rivestito da lastre di marmo, del diametro di circa 15 metri, che sosteneva la cella rotonda; dal podio sporgevano i piedistalli per le venti colonne corinzie che costituivano la peristasi (porticato colonnato). L'edificio doveva essere coperto da un tetto conico, con buco centrale per i fumi del fuoco acceso all'interno.

15 settembre 2011

Manovra finanziaria

Arriva al capolinea la manovra di Ferragosto, dopo le numerose modifiche subite nelle ultime settimane. La versione definitiva punta sulla lotta all'evasione, sull'aumento dell'aliquota ordinaria Iva e sul contributo di solidarietà. Novità riguardano anche i tagli agli Enti locali ed ai comuni. Infatti grazie ai proventi della Robin Tax, i tagli agli enti locali saranno alleggeriti di circa 1,8 miliardi. Comuni e Regioni potranno anche innalzare le addizionali all'Irpef. In particolare, i Comuni potranno alzare l'aliquota fino allo 0,8 per cento. Le Regioni, invece, potranno elevare la quota base fino all'1,4 per cento. Le addizionali Irpef si potranno differenziare a seconda del reddito. Attenzione: è vero che gli enti locali riceveranno il 100% del gettito derivante dalla Robin Tax, ma è anche vero che si tratta di un gettito incerto, che potrebbe risultare inferiore alie attese.

Questa parte della manovra finanziaria ha naturalmente scatenato l'ira dei sindaci dei comuni italiani tra i quali anche Gianni Alemanno che nella sua lettera odierna ai cittadini di Roma scrive:

"Carissimi cittadini, oggi ho comunicato al Prefetto e al Ministro dell'Interno che Roma Capitale non è più in grado di garantire i servizi ai cittadini.
Come è stato deciso dall'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) chiuderò simbolicamente l'ufficio Anagrafe e stato civile come stanno facendo quasi tutti i miei colleghi Sindaci.
Si tratta di una forma di protesta molto forte, alla quale i Comuni italiani sono arrivati perché, fino ad ora, non sono riusciti a far cambiare in modo significativo una manovra economica necessaria ma troppo pesante per le istituzioni territoriali.
Non vogliamo peggiorare la qualità della vostra vita ma cercare di migliorare i servizi e difendere i vostri diritti.
Infatti, fino a quando sarà possibile, tutti i servizi saranno garantiti grazie allo sforzo della struttura comunale.
Oggi non è più possibile, perché si preferisce togliere ai Comuni invece di andare a vedere dove le risorse si sprecano realmente.
Ogni anno i Comuni portano soldi alle casse dello Stato per un totale di oltre 3 miliardi di euro. Queste risorse si perdono in mille rivoli, mentre noi veniamo costretti ad aumentare le tasse o a chiudere i servizi.
Ho deciso di scrivervi perché ognuno di voi possa rendersi conto che la protesta che Roma Capitale e l'ANCI stanno facendo non è una polemica politica o una rivendicazione istituzionale.
Al contrario, il nostro obiettivo è solo quello di trovare un accordo, un nuovo accordo con il Governo per rendere le nostre città e il nostro Paese sempre più solidi, competitivi e vivibili".

Un cordiale saluto

Il Sindaco di Roma
In qualità di Ufficiale di Governo
Giovanni Alemanno

Staremo a vedere cosa accadrà nelle prossime settimane!

14 settembre 2011

Circo Massimo

Il Circo Massimo è un antico circo romano, dedicato alle corse di cavalli e situato nella valle tra il Palatino e l'Aventino: è ricordato come sede di giochi sin dagli inizi della storia della città: nella valle sarebbe avvenuto il mitico episodio del ratto delle Sabine, in occasione dei giochi indetti da Romolo in onore del dio Consus. Di certo l'ampio spazio pianeggiante e la sua prossimità all'approdo del Tevere dove dall'antichità più remota si svolgevano gli scambi commerciali, fecero sì che il luogo costituisse fin dalla fondazione della città lo spazio elettivo in cui condurre attività di mercato e di scambi con altre popolazioni, e, di conseguenza, anche le connesse attività rituali (si pensi all'Ara massima di Ercole) e di socializzazione, come giochi e gare.

Circo Massimo oggi
Le dimensioni del circo erano eccezionali: lungo 621 m e largo 118 m poteva ospitare circa 250.000 spettatori.
La facciata esterna aveva tre ordini: solo quello inferiore, di altezza doppia, era ad arcate. La cavea poggiava su strutture in muratura che ospitavano i passaggi e le scale per raggiungere i diversi settori dei sedili, ambienti di servizio interni e botteghe aperte verso l'esterno. L'arena era in origine circondata da un euripo (canale) largo quasi 3 m, più tardi eliminato per aggiungere altri posti a sedere.

Circo Massimo (ricostruzione)
 
Sul lato sud si trova attualmente una torretta medioevale detta "della Moletta" appartenuta ai Frangipane.
Nell'arena, si svolgevano le corse dei carri, con dodici quadrighe (cocchi a quattro cavalli) che compivano sette giri intorno alla spina centrale tra le due mete. La spina era riccamente decorata da statue, edicole e tempietti e vi si trovavano sette uova e sette delfini da cui sgorgava l'acqua, utilizzati per contare i giri della corsa. Celebre è la corsa delle quadrighe nel film di Ben Hur.


Vi si svolgevano, inoltre, le naumachiae (battaglie navali): l'arena del Circo Massimo veniva inondata con le acque del Tevere e venivano simulati combattimenti navali (navalia proelia) durante i quali due opposte squadre (composte da gladiatori o da prigionieri di guerra condannati a morte) si affrontavano riportando alla memoria indimenticabili battaglie avvenute per mare.
I dodici carceres, la struttura di partenza che si trovava sul lato corto rettilineo verso il Tevere, disposti obliquamente per permettere l'allineamento alla partenza, erano dotati di un meccanismo che ne permetteva l'apertura simultanea.


Anche oggi l'arena del Circo Massimo è utilizzata per ospitare diversi eventi. Nel maggio del 2000 e nel giugno del 2001 ha ospitato i festeggiamenti per la vittoria degli scudetti della Lazio e della Roma, nel marzo 2002 una manifestazione contro l'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori organizzata dalla CGIL.

Circo Massimo dal Palatino: festa per lo scudetto della Roma (domenica 24 giugno 2001) prima del concerto

11 settembre 2011

Per non dimenticare

Dieci anni fa l'attentato alle Torri Gemelle di New York ha cambiato il modo di "guardare" il vicino, sia esso di colore o semplicemente appartenente ad un popolo che ha la brutta fama di essere ladro, violento o irrispettoso verso gli altri.

Quel giorno di dieci anni fa, alla televisione, i telegiornali facevano dirette h24 su ciò che stava avvenendo in America, mostrando filmati dell'ultimo secondo ed inquadrando costantemente le due torri in fiamme.

La scena più inquietante, ma più realistica, era quella di alcune persone che si gettavano nel vuoto lanciandosi dai piani alti delle due torri, come a voler dire che erano loro a scegliere il momento per morire senza aspettare che le strutture in acciaio implodessero su se stesse.


L'America, forte e potente, si è scoperta debole e vulnerabile!


In questi dieci anni la guerra contro il terrorismo, Al Qaeda in primis, ha provocato migliaia di morti tra i quali ci sono anche degli Italiani.
Si è arrivati all'uccisione di Osama Bin Laden, capo carismatico di Al Qaeda, ma ancora la lotta non è terminata e in Afghanistan e in Iraq si muore per difendere la pace.

Un tempo si diceva "Roma caput mundi": ora possiamo dire che anche il più piccolo villaggio, sperduto tra le montagne o al centro del deserto, può diventare "caput mundi" nel bene o nel male.
Questa è la magia della globalizzazione....

9 settembre 2011

Fontane di Roma: Fontana del Mosè

Da oggi e per ogni settimana sarà pubblicato un post relativo alle fontane di Roma.
Su Fontana di Trevi, la più famosa di Roma, ci sono già informazioni ed immagini; perciò questo post è dedicato alla Fontana del Mosè che si trova a Villa Borghese.

  


La fontana ha una forma circolare, posta in un'esedra arborea (incavo circolare); eretta da Ascanio Brazzà ed inaugurata nel 1868 è di gusto accademico tipico della moda dell'epoca a Roma.
All'interno della fontana vi è il gruppo di Mosè bambino posto nelle acque del Nilo dalla madre.

6 settembre 2011

L'imperatore cristiano

Costantino il Grande è stato il primo imperatore cristiano di Roma. Grazie alla sua conversione al cristianesimo e alle politiche adottate per incoraggiarne la diffusione, ha avuto un ruolo di primo piano nella sua trasformazione da piccola setta oggetto di persecuzioni a una delle religioni più importanti d'Europa.

Quando nel 312 sconfisse l'ultimo dei suoi rivali, Massenzio, nella battaglia di Ponte Milvio, alla periferia di Roma, Costantino divenne l'indiscusso monarca dell'Impero Romano d'Occidente, mentre un altro generale, Licinio, regnava su quello d'Oriente. Nel 323 Costantino attaccò e sconfisse anche Licinio, e da quel momento sino alla sua morte, avvenuta nel 337, fu il solo sovrano di tutto l'Impero romano.

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Non è nota la data in cui Costantino si sia convertito al cristianesimo; si narra spesso che alla vigilia della battaglia di Ponte Milvio l'imperatore abbia visto in cielo una croce di fuoco accompagnata dalle parole «In hoc signo vinces» (Con questo segno vincerai).

Ma prescindendo da quando o da come si convertì, indubbiamente si impegnò con tutte le sue forze a diffondere il cristianesimo: una delle sue prime mosse fu l'Editto di Milano, in virtù del quale esso divenne una religione legale e tollerata. L'editto prevedeva inoltre che venissero restituite le proprietà della Chiesa confiscate durante il precedente periodo di persecuzioni, e stabiliva che la domenica fosse giorno di culto.


In questo stesso periodo ebbe inizio la costruzione di alcune tra le più famose chiese del mondo: quella della Natività a Betlemme, e quella del Santo Sepolcro a Gerusalemme.

Il "Faccione" di Costantino all'interno dei Musei Capitolini

2 settembre 2011

In posa

Vi sarà sicuramente capitato di essere turisti e di passeggiare per le vie di una città o di un paese quando, improvvisamente, vedete un panorama particolare, una fontana artistica o semplicemente uno scorcio caratteristico e decidete di fare una foto.

E' capitato anche a me girando per le viuzze di Roma tra Campidoglio e Foro Romano: una fontana, in particolare, ha attirato la mia attenzione, in via Clivio Argentario. Non è come quelle a piazza Navona o a piazza della Repubblica, ma è una fontana semplice ma sicuramente antica. Ho deciso dunque di farle una foto. Ho preso la fotocamere, ho scelto lo zoom più adatto ed ho scattato.
Ma, indovinate un po'?! Non mi ero accorto che un "modello" si era messo in posa per essere immortalato nella foto....