24 giugno 2012

Piazza Quattro Fontane

L’incrocio tra le antiche Via Pia (oggi via del Quirinale - via XX Settembre) e Via Felice (il percorso che da Trinità dei Monti porta alla Basilica di Santa Maria Maggiore, oggi via Sistina - via Quattro Fontane - via A.Depretis) è caratterizzato dalla presenza, ai quattro angoli, di Quattro Fontane, che danno il nome all’incrocio, all’omonima strada ed alla Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane.
Caratteristica unica a Roma, dall’incrocio si possono vedere, in lontananza, gli obelischi di Santa Maria Maggiore (ad est), di Trinità dei Monti (ad ovest) e del Quirinale (a sud), nonché la michelangiolesca facciata interna di Porta Pia (a nord).
Terminato nel 1587 il restauro ed il ripristino dell’antico Acquedotto alessandrino, furono iniziati i lavori per una ramificazione sotterranea secondaria del condotto, in modo da assicurare l’approvvigionamento idrico delle zone dei colli Viminale e Quirinale, allora scarsamente serviti, e fu di conseguenza progettata anche l’edificazione di un certo numero di fontane. Dopo la Fontana del Mosè e contemporaneamente a quella posta davanti al palazzo del Quirinale, papa Sisto V volle che l’incrocio tra quelle due importanti arterie avesse un degno ornamento. 
Sisto V aveva però speso talmente tanto per la realizzazione dell’acquedotto e per la Fontana del Mosè che per questa nuova opera ricorse ad un espediente che in futuro riscosse un certo favore: affidarsi alla munificenza dei privati, in modo che le fontane fossero “semipubbliche”. Due furono i sostenitori dell’opera: Muzio Mattei che, possedendo un immobile anche in corrispondenza dell’incrocio, offrì il suo finanziamento per la costruzione di tre delle quattro fontane e Giacomo Gridenzoni che finanziò la quarta.
Le quattro opere in travertino furono realizzate tra il 1588 ed il 1593, sfruttando delle nicchie rettangolari di diversa dimensione, appositamente ricavate negli angoli dei palazzi. I soggetti, tutti diversi, sono però raggruppati a coppie analoghe che si fronteggiano: due figure maschili barbute, allegorie del Tevere e dell’Arno, e due femminili, che rappresentano Diana e Giunone. La prime due simboleggiano Roma e Firenze, mentre quelle di Diana e Giunone sono simbolo rispettivamente di Fedeltà e Fortezza.

Il Tevere (rione Monti)




L'Arno (rione Castro Pretorio)

Giunone (rione Trevi)
Diana (rione Trevi)















 


Tutte le figure sono sdraiate su un fianco, con l’acqua che si riversa in piccole vasche semicircolari. Tevere e Giunone hanno un ricco sfondo decorato (nel primo gruppo è ovviamente presente la lupa), mentre quello dell’Arno è molto più piccolo, con un semplice rilievo di vegetazione da cui spunta un leone, e Diana non ne possiede affatto, ma è fornita di alcuni elementi caratteristici delle insegne di papa Sisto V (la stella e la testa di leone scolpiti sulla vasca ed il trimonzio su cui la figura poggia il gomito).
Il disegno delle fontane del Tevere, dell’Arno e di Giunone è forse di Domenico Fontana (ma esistono diversi dubbi sull’attribuzione), che aveva progettato la via; la quarta, quella di Diana che volge le spalle a nord, è attribuita a Pietro da Cortona.
L’incrocio sul quale insistono le fontane è oggi il punto di raccordo di tre rioni diversi: Monti, Trevi e Castro Pretorio.
Nell'estate 2009 la fontana rappresentante il Tevere è stata danneggiata; il ritrovamento del frammento mancante ha tuttavia permesso l’avvio dei lavori di restauro. 

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