Lo stornello è un tipo di poesia generalmente
improvvisata molto semplice, d’argomento amoroso o satirico, simile alla filastrocca,
tipico dell’Italia centrale, in particolare Toscana, Lazio e Marche (successivamente
diffuso anche nell’Italia meridionale).
Il termine stornello deriverebbe dall’usanza di cantare a
storno e a rimbalzo di voce da un luogo ad un altro.
Questo tipo di componimento è costituito da un numero
imprecisato di strofe solitamente composte da tre versi:
- il primo verso è un quinario, e generalmente contiene l’invocazione ad un fiore;
- gli altri due sono endecasillabi, di cui il primo è in consonanza ed il secondo in rima col verso d’apertura.
Gli stornelli romani,
nati dall’improvvisazione e dall’estro di un momento, traggono la loro forza
dall’autenticità e dalla genuinità di un intero popolo. Brevi ed immediati,
cantati dalle popolane come “sfottò” da balcone a balcone, o drammaticamente
interpretati dai carcerati di Regina Coeli, erano ripresi e tramandati da
cantori di strada, da carrettieri o venditori, per le vie di Roma e dei paesi
vicini. Un aspetto pittoresco e popolare della vita quotidiana, legato alla
passione per il divertimento, la battuta e la tavola.
Gli stornelli a
dispetto sono una forma, tipicamente romana, di insultarsi a vicenda e la
base del gioco è quella di attendere la fine della strofa senza reagire per poi
restituire la cortesia consapevoli di poter terminare l’attacco.
Nessun commento:
Posta un commento